BTP Valore – Ma chi sta facendo un affare?
BTP VALORE 2027 – BOOM DI SOTTOSCRIZIONI, MA CHI STA FACENDO UN AFFARE?
Da lunedì (5 giugno) è in collocamento il nuovo BTP emesso dal MEF e “ri-brandizzato” per l’occasione BTP VALORE, riservato alla clientela privata (retail) che potrà sottoscriverlo fino a venerdì (9 giugno) salvo chiusura anticipata.
Dopo aver presentato le caratteristiche di questa emissione (se non l’hai letta puoi recuperare il post qui), oggi vorrei ragionare assieme a te su chi stia facendo un affare tra l’investitore (creditore) e lo Stato Italia (debitore).
Il sondaggio che ho effettuato sulla pagina Instagram ha espresso un risultato schiacciante:
Ricordiamo le caratteristiche principali del titolo:
Durata: 4 anni (giugno 2027)
Tasso lordo cedole: 3,25% per i primi 2 anni – 4% ultimi 2 anni
Ritenuta fiscale: 12,5%
Premio fedeltà: 0,50% su importo investito se mantenuto fino a scadenza
Taglio minimo: 1.000€
Calcolatrice alla mano, se portato a scadenza, il BTP Valore renderà il 15% in 4 anni (3,25+3,25+4+4+0,5) ovvero il 3,75% lordo/annuo.
Prima considerazione:
per rendere appetibile questa emissione il MEF ha “ritoccato” il rendimento rispetto al BTP di pari scadenza già presente a mercato che rende ad oggi (6 giugno) il 3,46% lordo/annuo.
Seconda considerazione: per questa particolare emissione si è deciso di intervenire a livello di marketing, rinominando il titolo in BTP Valore.
Probabile che il MEF abbia voluto dare un taglio con la precedente “campagna” del BTP Futura dell’ Aprile 2022, sfortunata nel timing in quanto i sottoscrittori che hanno acquistato a 100 in collocamento il titolo con scadenza 2037 (15 anni, ma chi ve lo ha fatto fare???) oggi si ritrovano con il capitale bloccato e un prezzo di mercato di poco superiore a 68 ovvero (-32% su un titolo di Stato considerato e sbandierato come sicuro e garantito).
Terza considerazione: lo Stato Italiano vanta un poco edificante rating BBB con outlook negativo, che deve essere rivisto/confermato a novembre di quest’ anno.
Un’ eventuale revisione negativa del rating porterebbe i titoli di Stato del Bel Paese ad essere considerati “spazzatura” (junk-bond).
Quarta considerazione:
ad oggi il debito dello Stato italiano sfiora il 135% e il dato è ahimè stabilmente nella TOP 10 mondiale.
Il dato è migliorato grazie anche all’ effetto inflazione, infatti con inflazione in crescita, cresce il Pil nominale e con esso il gettito fiscale. Il vantaggio in questo caso è maggiormente percepibile in quanto il debito sovente viene parametrato proprio al Pil nominale ed espresso in termini percentuali.
L’inflazione quindi avvantaggia i debitori, tra cui gli Stati, mentre penalizza i creditori cioè i risparmiatori.
Quinta considerazione:
da marzo 2023 la Banca centrale europea (BCE) ha ridotto le consistenze nel proprio bilancio di titoli di Stato dell’Italia per l’equivalente di 3,012 miliardi di euro nell’ambito del Public Sector Purchase Programme (PSPP).
A fine 2024 dovrebbe invece esaurirsi il programma PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) con la conseguenza che i nostri amati BTP avranno un grande compratore in meno sul mercato (la BCE appunto) il che potrebbe influire sui prezzi dei titoli di Stato.
Ti ricordo che il BTP Valore è riservato ai soli risparmiatori privati, per cui se vorrai venderlo prima della scadenza in futuro potrai dover fare i conti con una liquidità ridotta negli scambi a mercato con un riflesso negativo sul prezzo di realizzo.
Sesta considerazione:
il solo parlare di cedole mette da sempre l’acquolina in bocca ai risparmiatori italiani, il Governo lo sa, e sa anche quali sono le disponibilità liquide in milioni di euro sui conti correnti bancari e postali delle famiglie
report Banca d’ Italia qui sotto del 31 maggio 2023
Gli stessi risparmiatori e famiglie che corrono in questi frenetici giorni allo sportello per sottoscrivere il nuovo prodotto targato Stato Italia, che pagherà un tasso reale negativo, considerando l’inflazione attuale al +7,6% e che speriamo di vedere in costante diminuzione futura.
Conclusione
Mai fermarsi alle apparenze:
Il rendimento nominale (quello per intenderci che calcoli con le cedole percepite) è quello che non tiene in considerazione l’inflazione, mentre il rendimento reale è quello al quale un investitore dovrebbe prestare maggiore attenzione, in quanto al netto del costo della vita, quindi dell’inflazione.
Questo strumento puo’ andare bene per alcuni investitori ma non va bene per tutti.
Al solito siamo abituati a correre dietro alla novità e al prodotto che ci viene sventolato sotto il naso come fosse la migliore occasione da non perdere.
🚨 Attenzione, investire significa avere un piano e dovresti essere in grado di riconoscere sempre ogni singolo strumento inserito all’ interno del tuo portafoglio come propedeutico al raggiungimento degli obiettivi di investimento.
Spero di averti dato degli spunti di riflessione che ti possano aiutare ad una scelta di investimento consapevole.
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